L’attacco di un grosso luccio allo streamer è qualcosa che difficilmente si dimentica: è veloce, violento e inesorabile. Ma la cosa peggiore che un simile attacco è in grado di provocare si chiama “luccite”.....
La linea laterale è decisamente utile al pesce e gli permette di essere ancora più “efficace” nel suo attacco, soprattutto se questo avviene in acque torbide in cui il luccio non riesce a vedere la sua preda.....
Qui a Cape Cod non mi ero ancora abituato a quello spettacolo e nemmeno all’odore di quel mare, così forte e particolare, probabilmente dovuto alle immense basse maree capaci di regalarti anche un chilometro e mezzo di spiaggia in breve tempo....
C’era una volta un piccolo temolo che viveva nella Sacra Roggia. Era proprio piccolo e molto ingenuo. Un giorno conobbe un grosso luccio. Agli inizi, per una questione istintiva, si tenne al largo dal mostro.....
Il luccio fece la sua comparsa in Europa tra i sessanta ed i centoventi milioni di anni fa. La sua capacità di adattamento in ambienti diversi gli ha consentito una distribuzione quasi “mondiale”.....
diversi anni fa, ebbi modo di “scoprire” quello che poi diventò in assoluto il mio streamer preferito nella pesca del luccio: il PYC, ovvero il Pike Yellow Clouse.....
Madre Natura deve avere avuto il suo bel da fare a progettare il luccio: la sagoma del pike risulta estremamente idrodinamica e strategicamente pinnata, ovvero si ritrova con una pinna dorsale arretratissima rispetto al corpo che, con la caudale in asse, gli consente di essere ritenuto un vero e proprio scattista delle acque.....
Anche quest’anno la Regione Marche resterà al palo per quanto riguarda la pesca sportiva e ricreativa. Contrariamente a quanto stanno facendo le altre regioni italiane che, in attuazione del nuovo quadro normativo nazionale, stanno beneficiando del periodo di deroga adottando i provvedimenti ante decreto MATTM del 2 aprile 2020, nelle Marche no, questo non è possibile. Si continua ad arroccarsi dietro un progetto che nulla ha a che vedere con la pesca ed il suo sviluppo, un progetto scientifico, universitario, di ricerca e che in quanto tale dovrà dimostrare, negli anni a venire, la sua validità tutt’altro che scontata. Progetto redatto da un funzionario della Regione Marche con l’aiuto di un consulente ittiologo e totalmente nascosto alle associazioni piscatorie se non quando già stato presentato al ministero. E a quel punto ittiologi, studiosi, accademici tutti coinvolti e pronti ad entrare in azione per salvare il mondo. Per carità progetti sacrosanti e utili se confinati nei limiti del buon senso e se tengono in debita considerazione le esigenze dei territori. Di fatto invece il progetto sposato dalla Regione, non ha nulla a che vedere con la pesca anzi vengono di fatto, in un solo colpo, cancellate gestioni di riserve turistiche, attività agonistiche, pesca ricreativa e No Kill. Le limitazioni che esso impone sono talmente restringenti, che non solo vengono di fatto ridotte di due terzi le aste fluviali dove poter pescare, ma vengono aboliti ripopolamenti e gestioni No kill. Infatti tale progetto oltre a prevedere un esiguo quantitativo di pesci da immettere (30 q.li) insufficiente per le manifestazioni agonistiche, costringe i pescatori ad eradicare il pescato una volta allamato. Anni di sforzi per formare coscienze alla pratica del No Kill, gettati al vento. ...